Madame de POMPADOUR e le meretrici del terzo stato
La cortigiana si rimirò soddisfatta nello specchio. Era sempre più bella e famosa. E il suo nome, in quei giorni, correva sulla bocca di tutti e soprattutto di tutte. Il sovrano, quell'omuncolo vanitoso, insignificante e tronfio, dietro il sorriso perennemente stampato sul muso incarognito dall'età, pendeva ormai dalle sue labbra. S'era perfino abbandonato a confidenze tutt'altro che riservate sul suo conto e sui particolari della sua "arte amatoria". All'inizio s'era adirata per questo. Poi era tornata a un sano pragmatismo. D'altronde i suoi arditi "servigi amorosi" non le avevano di fatto guadagnato una splendida dimora come il Petit Trianon? Da alcuni addirittura considerata ancor più elegante dell'appartamento della Regina, la "cagnetta a cui aveva sottratto l'osso" e che aveva provato a abbaiare, inascoltata, il suo disappunto. Sapeva chiaramente che, se avesse voluto, avrebbe potuto perfino spingersi a chiedere, ottenendola, la carica di ministro. Ne era spesso tentata.
Le dispiaceva solo che le malelingue popolane accostassero la sua leggiadra bellezza all'orripilante aspetto di quelle donne di malaffare che nelle vie della città, ad ogni ora, vendevano il loro corpo sfatto per poche monete. Le rubavano un moto d'incontenibile orrore quelle carni oscenamente mostrate al desiderio dei clienti. Modesti e volgari anche questi ultimi, li vedeva soddisfare le proprie eccitazioni, con rapporti consumati frettolosamente nel buio e nella sporcizia dei vicoli.
Pensò che era arrivato il momento di rimuovere quel pattume dalle loro nobili viste. L'avrebbe proposto al Re. Lui, ne era certa, l'avrebbe ascoltata. Almeno nel chiuso dei postriboli, anche quelle popolane avrebbero potuto avere l'occasione per un incontro che avrebbe potuto cambiare la loro vita per sempre.
In fondo, non era solo una questione di pari opportunità?
Le dispiaceva solo che le malelingue popolane accostassero la sua leggiadra bellezza all'orripilante aspetto di quelle donne di malaffare che nelle vie della città, ad ogni ora, vendevano il loro corpo sfatto per poche monete. Le rubavano un moto d'incontenibile orrore quelle carni oscenamente mostrate al desiderio dei clienti. Modesti e volgari anche questi ultimi, li vedeva soddisfare le proprie eccitazioni, con rapporti consumati frettolosamente nel buio e nella sporcizia dei vicoli.
Pensò che era arrivato il momento di rimuovere quel pattume dalle loro nobili viste. L'avrebbe proposto al Re. Lui, ne era certa, l'avrebbe ascoltata. Almeno nel chiuso dei postriboli, anche quelle popolane avrebbero potuto avere l'occasione per un incontro che avrebbe potuto cambiare la loro vita per sempre.
In fondo, non era solo una questione di pari opportunità?
Commenti