Bhopal: se questa è giustizia

Bhopal, Madya Pradesh, Unione Indiana, 3 Dicembre 1984, ore 00,05:
27 tonnellate di isocianato di metile e imprecisate quantità di altre sostanze fuoriescono dal sito della Union Carbide India Limited appartenente alla multinazionale statunitense UCC.
500 mila persone esposte alla nube.
3800 morti ufficiali (almeno 20.000 quelli ufficiosi ma stimati da organismi internazionali come Amnesty International), 108 mila persone con danni permanenti.

Nuova Delhi 7 Giugno 2010
Sette ex dirigenti indiani della Union Carbide India Limited sono condannati a due anni di carcere per negligenza. Fra gli imputati non figura lo statunitense Warren Anderson ritenuto il principale responsabile perchè latitante.


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Puntami una fiamma ossidrica negli occhi
Versa acido nella mia gola

Strappa i tessuti dei miei polmoni
Affogami nel mio sangue
Soffoca la mia bambina davanti ai miei occhi
Fammi vedere come si dibatte morendo
Mutila i miei figli
Fa che il dolore quotidiano sia il loro solo compagno di giochi
Non risparmiarmi nulla. Distruggi la mia salute
Così che non possa nutrire la mia famiglia
Guardaci crepare di fame, di’ che tu non c’entri nulla,
Non sognarti neanche di chiederci scusa
Avvelena la nostra acqua, fa’ nascere mostri
Facci maledire Dio
Blocca la crescita dei nostri figli
Ignora le nostre urla
per diciassette anni,
Insegnami che la mia rabbia è inutile,
Come le mie lacrime
Provami al di là di ogni dubbio
Che non esiste giustizia al mondo
Tu, ricca multinazionale americana
Io, vittima del gas di Bhopal

(Indra Sinha, 2002, tr. it. di Vincenzo Mingiardi)

Nella foto il murales dell'artista Janet Braun-Reinitz
(guarda il video)

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