Pensare con i piedi

La vigilia in ritiro era stata sofferta e piena di polemiche.
Non di quelle strettamente calcistiche, tipo tormentone Cassano & Balotelli, ma sociopolitiche, settore raramente frequentato dagli dei con gli scarpini.
Aveva iniziato il neo-barbuto De Rossi sollevando legittimamente la questione della illegalità di alcuni comportamenti ingiustificati della polizia nell’ambito della repressione del tifo violento, scatenando un putiferio di reazioni censorie da parte di ministri, capi della polizia e presidenti federali, prima di fare marcia indietro.
Aveva continuato poi Borriello, che forse alla disperata ricerca di una maggiore considerazione nella squadra di club, il “diavolo” berlusconiano e milanista, imitava Emilio Fede nell’attaccare Saviano, reo secondo lui di aver diffamato con la sua opera Napoli e dintorni. Nel silenzio generale delle istituzioni.
Infine era arrivata la provocazione neo-padana di Marchisio che, nel cantare l’inno nazionale in occasione dell’ultima amichevole, correggeva il testo originale secondo i dettami della propaganda leghista in “Roma ladrona”… Anche qui nel silenzio generale, appena increspato da un pizzico di stupore dei compagni.
La breve stagione sociale dei nostrani pedatori era terminata poi con l’arrivo nell’Africa australe e con l’inizio delle gare.

Magari, ci dicevamo, dimostreranno di valere almeno sportivamente qualcosa di più, di essere quasi migliori del paese che rappresentano e del disincanto che li accompagna.
La partita di ieri col Paraguay, pareggiata a fatica e tirando col contagocce, ha detto invece che anche sul campo questa è una nazionale con tanta voglia di fare (come quella di dire) ma senza qualità.
Una nazionale fatta di soldatini azzurri incapaci anche di “pensare con i piedi”.

Commenti

giam ha detto…
...beh, meno male che a me il calcio proprio non mi piace... almeno mi risparmio qualche tazza di bile...
Stefi ha detto…
"..ora gli italiani, anziché seguire ciò che avviene in Parlamento, potranno discutere fino alla prossima partita delle cause di un pareggio" è ciò che scrissi con convinzione da qualche parte quella sera... poi per caso mi ritrovai qualche giorno dopo a vedere Brasile- DPR Korea..stupita che anche la Nord Korea giocasse!!..ma non era uno stato Canaglia?!
In Brasile non ci sono mai stata..laggiù invece sì...sarà questo che ha trattenuto più a lungo il mio sguardo sulla partita provando anche un debole senso di partecipazione al dolore di quel povero portiere dagli occhi a mandorla per il primo magistale gol infilatogli in porta???
O il fatto che ormai tutto ciò che è "nazionale" dell'italietta attuale non lo gradisco a priori e divento comunque critica?
Non saprei, penso che ognuno ha le sue contraddizioni, eppoi avevo deciso di seguire il Rugby.. :)

Altre reminescenze affiorano dal passato..ti dico solo che miliardi di anni fa invece lessi "Calci e Sputi e Colpi di Testa" di Paolo Sollier - Kaos Edizioni e mi piacque assai!! Lo consiglio!
roberto celani ha detto…
Il calcio è, come tutte le passioni autenticamente popolari, un paradadigma della società contemporanea. Come nella vita, anche lì conta più il risultato rispetto al come si è riusciti ad ottenenerlo. Una esaltazione dell'utilitarismo a scapito della sportività, dell'estro e della fantasia che avevano fatto, in passato, di questo gioco la sua epopea. E quest'italietta mediocre, senza talento e senza idee ben rappresenta l'attuale situazione di questo paese.
Ma d'altronde non è una novità.

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