Ciao Ivan, cantore di gente qualunque.



E' morto Ivan della Mea.


L'avevo ascoltato dal vivo in una estate di circa dieci anni fa, ironia della sorte per un anticlericale come lui, in un parco denominato dei "Sette Frati" sul Monte Peglia, in Umbria. Direttore di quel piccolo festival estivo all'ombra degli alberi secolari, si era assunto, con la solita semplicità e l'inseparabile chitarra, l'onere di sostituire gli artisti programmati che all'ultimo momento avevano disertato l'evento.


Una voce da ringhera inconfondibile e diversa da ogni altra, con quella pronuncia milanese nasale e con la zeppola in bocca, come avrebbe detto uno dei tanti "terroni" della cui immigrazione al Nord, fra l'altro, aveva cantato i sacrifici.

Io so che un giorno
Io so che un giorno verrà da me
un uomo bianco vestito di bianco
mi dirà:«Mio caro amico tu sei stanco»
e la sua mano con un sorriso mi darà.

Mi porterà tra bianche case
di bianche mura in bianchi cieli
mi vestirà di tela greggia dura e bianca
e avrò una stanza un letto bianco anche per me.

Vedrò il giorno e tanta gente anche
ragazzi di bianco vestiti mi parleranno
dei loro sogni come se fosse la realtà.

Li guarderò con occhi calmi e dirò loro di libertà;
verrà quell'uomo con tanti altri forti e bianchi
e al mio letto stretto con cinghie mi legherà.

«La libertà- dirò - è un fatto,
voi mi legate ma essa resiste».
Sorrideranno:«Mio caro amico tu sei matto,
la libertà, la libertà più non esiste».

Io riderò il mondo ha un prezzo
tutto ha un prezzo anche il cervello
«Vendilo, amico, con la tua libertà
e un posto avrai in questa società».

Viva la vita pagata a rate con la Seicento la lavatrice
viva il sistema che rende uguale e fa felice
chi ha il potere e chi invece non ce l'ha.

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Foto concessa in CC da Zanzibar

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