Montereggio di Mulazzo: libri, gerle e bancarelle


I borghi della Lunigiana, poche case a cavallo dell'unica via, l'immancabile pieve e spesso un castello. E non bastassero natura rigogliosa e strade impervie ad isolarne le vite dei pochi abitanti, son cinti di mura a sigillarne gli umori e a impedirne lo sguardo fin sul vicino mare. E' stata vita dura da sempre, in lotta continua col mondo. Solo castagne e funghi da raccogliere nell'ombra silenziosa dei boschi. E pecore come generose compagne da allevare in equilibrio sui crinali.
Montereggio non fa eccezione. È piccolo e lindo sotto un cielo cobalto. All'ingresso del paese la stele non è dedicata a nessun nome risorgimentale.
Ma al libraio ambulante.


Si, perchè questa stirpe di montanari ha esportato libri ovunque vi fossero altri lavoratori della terra. Prima in Italia. Poi, valicando altre montagne, in diverse lande europee e, solcando mari, anche in quelle sudamericane. Senza conoscere lettura.


Non avevano confidenza con l'alfabeto, ma "sentivano" quali libri era il caso di comprare e quali no: in virtù del sesto senso che, dicono è stato loro donato dal demonio in un'ora di benevolenza."

tratto da "Hanno nella valigia i cavalieri antichi"




Proprio a Montereggio, meta di un solitario trekking settembrino di qualche anno fa, ho scoperto la meraviglia di una bancarella di libri usati (nella foto), anarchicamente incustodita, dalla quale attingere liberamente storie e versi, dopo aver lasciato il giusto e simbolico costo nella feritoia di una cassetta.
Ora un'edizione tascabile di “Cime tempestose” occhieggia dallo scaffale
della libreria, rammentandomi la poesia di quel lembo di Toscana già in odore di Liguria.

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