L'attimo fuggito

***
Notte di palme benedette.
Notte fresca di vallata.
Notte di terra grassa.
Notte di monti che cullano tetti.
Notte di sonno e di sogni.
Notte di giovani progetti.

E di antiche attese
al fuoco di un camino.
Di vili guardiani, quiete
prelude la tempesta,
che un ruggito sordo
fauci spalanca al suolo.

Del respiro sospeso
prima di diventar paura.
Che cresce smisurata,
come muta preghiera,
col verso della terra
ora mutata matrigna.
Che ferma il cuore
e gela sangue alle gambe,
gettate alla rinfusa
nel ribollire cieco
di una nebbia ruvida,
come farina di case.

Del collasso di travi,
al latrare dei pastori,
e nel pianto dei figli
sui gradini nascosti,
da pietra sulle ossa
e nei pertugi di tana.

Resterà solo calcina
a raschiar nella gola,
l'invocazione di santi
sulle porte ostinate,
e alle vetrate fragili
come speranze ultime.
E i belati d'agnello,
con sacrifici d'affetti,
gli orologi arrestati,
e le colonne sfuggite,
come la stretta di mani,
forse per sempre.
Roberto Celani

Commenti

Anonimo ha detto…
bella da gelare il sangue
roberto celani ha detto…
Grazie, anche se vorrei non averla mai dovuta scrivere...

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